Nonostante gli ultimi anni sia stati caratterizzati da una crisi che ha colpito in maniera pesante proprio le PMI, dati recenti dicono che riprende a crescere il numero delle PMI in Italia.
E se è vero che, come rilevato di recente a Davos, al World Economic Forum nel report “Digital Disruption: the Growth Multiplier”, che in Italia entro i prossimi 4 anni il Digitale potrebbe portare ad una crescita del PIL del 4,2%, con un valore complessivo dell’economia digitale di 75 miliardi di euro, ecco che proprio questa crescita deve passare necessariamente, in Italia dalle piccole e medie imprese.
Mentre le grandi aziende hanno già abbracciato il digitale come elemento essenziale oggi per crescere e svilupparsi, questo non può dirsi ancora completamente per le PMI che per tanti motivi stentano ad agganciare il traino della tecnologia.
E dai dati che si riesce a reperire, negli ultimi due anni si può affermare che vi è stata una crescita dal punto di vista dell’adozione e degli investimenti sul digitale da parte delle PMI, ma resta ancora tanto da fare da questo punto di vista.
Spesso l’elemento che rallenta un completo sviluppo del digitale nelle piccole e medie imprese italiane è legato ad un fattore organizzativo, quasi sempre manca una direzione e una gestione piena del fenomeno, finendo per relegare il tutto a piccoli dipartimenti o addirittura a singole individualità. È evidente che così facendo le difficoltà aumentano.
Una interessante e recente ricerca di SDA Boccini ha rilevato che, sulla base di 487 aziende monitorate, appartenenti a tutti i settori di attività, con una naturale e significativa maggioranza di imprese del macro-settore manifatturiero, le PMI italiane in effetti dimostrano rilevanti segnali di sviluppo, anche se non ancora sufficienti, ma questo sviluppo non è ancora supportato a sufficienza dai dirigenti e manager aziendali, i quali non hanno ancora compreso le potenzialità della tecnologia non avendo, spesso, loro stessi gli strumenti adatti per valutarlo.
Se è vero che oggi quasi il 90% delle PMI ha un accesso a Internet, e se è vero che quasi il 70% di esse hanno un sito web (molto spesso non aggiornato), e anche vero che restano ancora tante lacune. Ad esempio, un’altra ricerca condotta da TNS per Confcommercio e eBay ha rilevato che il 92% delle PMI non considera ancora l’e-commerce, l’88% delle PMI intervistate lo ritiene poi poco o per nulla utile, il 56% ritiene, infine, che necessiti di investimenti rilevanti.
E proprio l’e-commerce, all’interno del macro fenomeno della Digital Transformation, è una delle leve principali per lo sviluppo digitale delle piccole e medie imprese italiane.
L’Osservatorio Digitale PMI (http://osservatoriodigitalepmi.it/ ) ha rilevato che nel 2014:
- il 61% delle PMI non utilizza CRM, lo usa solo il 28,4%;
- il 45,2% utilizza lo strumento dell’email marketing, mentre non lo utilizza il 42,2%;
- per quanto riguarda le applicazioni mobili, il 71,3% non ha creato app per il proprio business, solo il 19% lo ha fatto;
- il 54,3% delle PMI italiane utilizza i social network (Facebook il più utilizzato), mentre il 40,9% non li usa ancora e il 5% non ha ancora in programma di utilizzarli.
Questa la situazione attuale delle PMI in relazione allo sviluppo digitale, senza parlare dei Big Data, un elemento importante per queste aziende, interpretando e analizzando i quali migliorerebbe notevolmente la loro organizzazione e la loro capacità decisionale. Quindi ottimizzazione dell’erogazione dei servizi/prodotti e maggiore soddisfazione del cliente.
Si ringrazia Francesco Russo per il contributo